La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture misteriose (recensione in italiano)
Guardate la copertina di questo libro: perché le « R » sono invertite e fuse nelle « E » che le seguono? E la « N » e la « T » in « invenzione »? « L’autore non dice una parola su queste stranezze, che probabilmente sono solo fantasie grafiche a fini estetici.
Ma ho deciso di vedere qualcos’altro: l’idea che, anche se è ampiamente conosciuta, la scrittura conserva la sua parte di misteri. E questo affascinante saggio di Silvia Ferrara mi ha incoraggiato in questa idea. Oltre agli alfabeti latino, arabo e cirillico da una parte, e i sinogrammi usati dalla Cina dall’altra, che tra loro rappresentano la stragrande maggioranza dei sistemi di scrittura, ce ne sono più di quaranta altri nel mondo. Da dove vengono? Perché sono apparsi? Come sono costruiti? I filologi, gli eredi degli scribi sotto il dominio del dio Thoth, hanno risposto da tempo a queste domande.
Nella sua vasta panoramica su quella che è senza dubbio una delle più grandi invenzioni dell’umanità, Silvia Ferrara ci ricorda che siamo lontani dall’avere risposte a tutte le domande che ci poniamo su questo argomento. Infatti, mentre i principali e più antichi sistemi di scrittura delle parole (in opposizione ai sistemi alfabetici) sono ben noti, il cuneiforme sumero, i geroglifici egiziani e i caratteri cinesi, alcuni resistono ancora agli storici della scrittura. Questa parte del libro di Silvia Ferrara, straordinariamente ricca di informazioni, è accattivante: cosa si nasconde nelle quattro scritture cretesi, le più antiche d’Europa, di cui solo una è stata finora decifrata? Le palle di argilla cipriote sono una scrittura? E il « rongorongo » dell’Isola di Pasqua, quell’isola molto misteriosa dove i moai, statue che pesano fino a cinquanta tonnellate, si muovono secondo antiche leggende per sola volontà del capo della comunità? Scrivere o no? Che senso ha scrivere in boustrophedon? (Da sinistra a destra e, arrivati alla fine della riga, da destra a sinistra come fanno i buoi quando arano – βοῦς /στροφή o in francese: « bœuf-tourner »).
E poi che dire di quei singoli inventori di scritture ancora indecifrate mentre scrivo queste righe, su cui l’autore si sofferma anche, quel tanto che basta per eccitare la curiosità del lettore e incoraggiarlo a ricercare questi soggetti: il « codex seraphinianus »; l’alfabeto di Ildegarda di Bingen; il manoscritto Voynich; la scrittura inventata dal Cherokee Sequoyah; quella creata da un contadino analfabeta, Shang Lue Yang; e poi soprattutto lo straordinario e misterioso disco cretese di Festo? Tutto questo fa davvero venire voglia di immergersi nei libri dedicati a queste spettacolari creazioni della mente umana!
Ma nel libro di Silvia Ferrara c’è molto di più di una semplice rassegna di scritti della storia e del mondo. Solleva questioni serie, che non interessano solo gli specialisti, e sulle quali persistono accesi dibattiti.
Ho notato i seguenti temi alla base di tutto il libro:
Natura e cultura:
La scrittura è scritta nei geni umani? Certamente no, risponde Silvia Ferrara. Per essere convinti di questo, basta considerare i (circa) 200.000 anni di esistenza dell’Homo sapiens e confrontarli con i 3.200 anni della più antica scrittura conosciuta. E poi accettiamo di considerare, anche se va totalmente contro le nostre idee ricevute, che la scrittura non è poi così essenziale. Dichiarazione iconoclasta? Eppure, una delle più brillanti civiltà generate dall’uomo, l’impero Inca, così come ignorava la ruota, viveva senza scrivere. A meno che non si consideri che i « quipus », questi cordoni intrecciati erano una cosa sola?
Arte e scrittura
Ci sono dei link? Per l’autore, sì ovviamente. Ma non tutti sono d’accordo su questo punto, e qui vediamo una sorta di conflitto tra una visione che chiamerei « meccanicista » e quella dei maghi, dei poeti e degli indovini:
La scrittura, un mezzo semplice destinato a scopi razionali, precisi e ben definiti; il censimento del bestiame – non dimentichiamo che la scrittura è apparsa a metà del neolitico, l’amministrazione generale, insomma, uno strumento quasi regale di gestione? Siamo qui ovviamente nello sfruttamento delle tavolette cuneiformi sumeriche e poi accadiche.
O la scrittura, rubata agli Dei (o a volte creata da loro e offerta agli uomini) per aiutarli a sublimare il richiamo alla spiritualità che li ha mossi fin dall’inizio. Qui, mi sono sorpreso a sognare: e se le mani imposte nelle profondità di certe grotte paleolitiche da uomini e donne fossero anche una forma di scrittura? E poi la relazione degli ideogrammi cinesi con le pratiche magiche è ben nota (incisione su ossa di bestiame o gusci di tartaruga) va in questa direzione.
Ma alla fine, perché vorreste opporre queste due visioni? Sì, come scrive Silvia Ferrara: « l’arte serve da trampolino per la scrittura ». La scrittura serve al business degli affari umani. È proprio questo aspetto multifunzionale che lo rende uno strumento prodigioso.
Alla fine di questa cronaca, sento una forte frustrazione. Ho la sensazione di aver toccato appena questo argomento, che è così ricco! Si tratta comunque di un tema piuttosto dotto e difficile. Ed è merito di Silvia Ferrara averlo esposto con la serietà di una filologa, responsabile del programma di ricerca europeo INSCRIBE (Invention of Scripts and their Beginnings) e la leggerezza di una Agatha Christie!
« La favolosa storia dell’invenzione della scrittura. « Credo che avrei osato sostituire « favoloso » con « meraviglioso », nel senso delle meraviglie di Marco Polo nel suo libro omonimo.
Sì, ma poi… Perché, come ci ricorda il grande scrittore e sinologo René Étiemble in un notevole articolo dedicato alla scrittura nel l’Encyclopædia Universalis: « in una canzone triste creata nel XVII secolo, possiamo leggere: Ts’ang Kie ha pianto durante la notte, c’era davvero qualcosa. In Cina si dice che Ts’ang Kie abbia inventato la scrittura, la peggiore di tutte le cose ». Anche il migliore… Proprio come il linguaggio di Esopo.
Observez la jaquette de ce livre : pourquoi les « R » sont-ils inversés et fondus dans les « E » qui les suivent ? Et le « N » et le « T » de « invention ? » L’auteure ne dit pas un mot de ces bizarreries, sans doute de simples fantaisies graphiques à vocation esthétique.
Mais j’ai décidé pour ma part d’y voir autre chose : l’idée que, même si elle est largement connue, l’écriture garde sa part de mystères. Et cet essai passionnant de Silvia Ferrara m’a encouragé dans cette idée. À côté des alphabets latins, arabes et cyrilliques d’une part, des sinogrammes utilisés par la Chine d’autre part, qui à eux quatre représentent l’écrasante majorité des systèmes d’écriture, on en dénombre en effet plus d’une quarantaine d’autres à travers le monde. D’où viennent-elles ? Pourquoi sont-elles apparues ? Comment sont-elles construites ? À toutes ces questions les philologues, ces héritiers des scribes placés sous la férule du dieu Thot ont depuis longtemps répondu.
Dans le vaste panorama qu’elle brosse de ce qui est sans conteste l’une des plus grandes inventions de l’humanité, Silvia Ferrara nous rappelle, en liminaire, que nous sommes loin d’avoir des réponses à toutes les questions que nous nous posons à ce sujet. En effet, si l’on connaît bien les principaux et les plus anciens systèmes d’écritures de mots (par opposition aux systèmes alphabétiques), le cunéiforme de Sumer, les hiéroglyphes égyptiens et les caractères chinois, certains résistent toujours aux historiens de l’écriture. Cette partie du livre de Silvia Ferrara, extraordinairement riche en informations, est captivante : que cachent les quatre écritures crétoises, les plus anciennes d’Europe, dont une seule est à ce jour déchiffrée ? Les billes d’argile chypriotes sont-elles une écriture ? Et le « rongorongo » de l’île de Pâques, cette très mystérieuse île ou les moaï, des statues pesant jusqu’à cinquante tonnes, se déplacent selon les légendes anciennes par la seule volonté du chef de la communauté ? Écriture ou non ? Quel est l’intérêt d’une écriture en boustrophédon ? (De gauche à droite et, parvenu à la fin de la ligne, de droite à gauche comme le font les bœufs au labour — βοῦς /στροφή ou bien en français : « bœuf-tourner. »)
Et puis que penser, de ces inventeurs individuels d’écritures toujours indéchiffrées au moment où j’écris ces lignes, sur lesquels l’auteure s’attarde également, juste assez pour exciter la curiosité du lecteur et l’inciter à faire des recherches sur ces sujets : le « codex seraphinianus »; l’alphabet d’Hildegarde de Bingen ; le manuscrit Voynich ; l’écriture inventée par le cherokee Sequoyah ; celle créée par un paysan analphabète, Shang Lue Yang ; et puis surtout le très extraordinaire et mystérieux disque crétois de Phaistos ? Tout cela donne en effet vraiment envie de plonger dans des ouvrages dédiés à ces spectaculaires créations de l’esprit humain !
Mais il y a dans le livre de Silvia Ferrara beaucoup plus qu’une simple recension des écritures de l’histoire et du monde. Elle soulève de graves questions, qui n’intéressent pas seulement les spécialistes, et sur lesquelles persistent de vifs débats.
J’ai relevé les thématiques suivantes, sous-jacentes dans tout le livre :
Nature et culture :
L’écriture est–elle inscrite dans les gènes humains ? Certainement pas, répond Silvia Ferrara. Il suffit pour s’en convaincre de considérer, d’une part les (environ) 200 000 années d’existence d’homo sapiens et de les rapporter aux 3 200 ans de la plus ancienne écriture connue. Et puis acceptons de considérer, même si cela va totalement à l’encontre de nos idées reçues, que l’écriture n’est finalement pas si indispensable. Propos iconoclaste ? Et pourtant, l’une des plus brillantes civilisations générées par l’homme, l’empire Inca, de même qu’il ignorait la roue, a vécu sans écriture. À moins de considérer que les « quipus », ces cordelettes tressées en aient été une ?
Art et écriture :
Des liens existent-ils ? Pour l’auteure, oui à l’évidence. Mais tout le monde n’est pas d’accord sur ce point et l’on assiste ici à une sorte de conflit entre une vision que je qualifierais de « mécaniste » et celle des mages, des poètes et des devins :
L’écriture, un simple moyen destiné à des fins rationnelles, précises et bien définies ; recensement de bétail – n’oublions pas en effet que les écritures apparaissent en plein Néolithique, administration générale, bref instrument quasi régalien de gestion ? On est ici bien sûr dans l’exploitation des tablettes cunéiformes sumériennes puis akkadiennes.
Ou bien l’écriture, dérobée aux Dieux (ou parfois créée par eux et offerte aux hommes) afin de les aider à sublimer l’appel vers la spiritualité qui les meut depuis les origines. Ici, je me suis pris à rêver : et si les mains imposées au tréfonds de certaines grottes paléolithiques par des hommes et des femmes étaient elles aussi une forme d’écriture ? Et puis le rapport des idéogrammes chinois avec les pratiques magiques est bien connu. Les gravures sur des ossements de bovidés ou sur des carapaces de tortue vont en ce sens.
Mais finalement, pourquoi vouloir opposer ces deux visions ? Oui, comme l’écrit Silvia Ferrara : « l’art sert de tremplin à l’écriture. » L’écriture sert à la gestion des affaires humaines. C’est précisément cet aspect multifonctionnel qui en fait un prodigieux instrument.
Au terme de cette chronique, j’éprouve une forte frustration. J’ai en effet le sentiment d’avoir à peine effleuré ce sujet, si grande est sa richesse ! C’est pourtant un thème assez savant et difficile. Et c’est tout le mérite de Silvia Ferrara de l’avoir exposé avec le sérieux du philologue, responsable du programme de recherches européen INSCRIBE (Invention of Scriptsand their Beginnings) et la légèreté d’une Agatha Christie !
« La fabuleuse histoire de l’invention de l’écriture. » Je crois que j’aurais osé remplacer « fabuleuse » par « merveilleuse », au sens des Merveilles de Marco Polo dans son livre éponyme.
Oui mais alors… Pourquoi, comme nous le rappelle le grand écrivain et sinologue René Étiemble dans un remarquable article consacré à l’écriture dans l’Encyclopædia Universalis : « dans une chanson triste créée au XVIIe siècle, on peut lire : Ts’ang Kie pleurait pendant la nuit, il y avait vraiment de quoi. C’est que Ts’ang Kie passe en Chine pour avoir inventé l’écriture, la pire des choses. » La meilleure aussi… Tout comme la langue d’Ésope.
Guillaume SANCHEZ
contact@marenostrum.pm
Ferrara, Silvia, » La fabuleuse histoire de l’invention de l’écriture », traduit de l’italien par Jacques Dalarun, Le Seuil, 07/01/2021, 1 vol. (307 p.), 22,00€
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